La grave sconfitta del Pd alle elezioni provinciali potrebbe indurre alla rinuncia, all’abbandono di qualsiasi impegno politico.
Questo atteggiamento però non mi appartiene; proprio le presenti difficoltà mi inducono a riproporre la mia disponibilità per la vita del partito.
Voglio in primo luogo riconoscere il grande impegno, la generosa disponibilità, il coraggioso tentativo di Giorgio Zanin nella campagna elettorale sia delle primarie che per la presidenza della provincia. Al di là della buona volontà e del rigore morale del protagonista , tuttavia va realisticamente constatato che il crollo del partito alle elezioni europee è stato confermato alle provinciali. In situazioni di questo tipo non è né giusto né utile scaricare colpe su capri espiatori; tutto il partito deve impegnarsi in una seria e approfondita analisi delle cause del crollo senza distinzioni o contrapposizioni fra la cosiddetta “ nomenclatura” e i cosiddetti “ uomini nuovi”.
Non ci sono salvatori privilegiati per il partito. Attingendo alle energie di tutti, alle idee ed ai valori delle tradizioni politiche e culturali confluite nel Pd, vanno elaborate analisi e proposte per rispondere ai nuovi problemi ( crisi economica, povertà, sicurezza, solidarietà), per coinvolgere nuovi protagonisti.
Vanno promosse assemblee , vanno impegnati gli organi direttivi in riunioni che producano in forma strutturata ( con la compilazione di schede, di questionari, di mappe concettuali, di relazioni) testi e documenti che si traducano in proposte, in orientamenti, in progetti. Insomma è necessario riprendere la strada e il costume del dibattito politico, della autentica vita di partito. Non sono sufficienti riunioni per piangere e per formulare generici propositi di rinnovamento.
Già prima del congresso va rivitalizzato il partito nei suoi organi, nelle sue strutture per non ridurre il dibattito congressuale ad una pura competizione per scegliere questo o quel candidato.. Insomma , cosciente della gravità della situazione e della estreme difficoltà e problematicità delle soluzioni, proporrei uno slogan metodologico: Ripartiamo dal partito.
Solo un partito vivo, strutturato, democratico , aperto ( cerchiamo di coinvolgere veramente giovani e donne nella vita e nelle responsabilità del partito) può a mio avviso diventare il soggetto capace di ricostruire un dialogo con la società civile, con gli elettori. Le primarie senza il partito ( o contro il partito) riescono a scegliere candidati ma non sembrano da sole capaci di costruire progetti, di attirare consensi elettorali veri.
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